Un libero adattamento di Diana Battaggia dal libro “Questo non è amore - Venti storie raccontano la violenza domestica sulle donne” (Marsilio, 2013).

Sotto l’abile regia di Nadia Bruno, dieci attori saranno in scena per raccontare storie di vita vera, vissuta e sofferta da donne che hanno patito e accettato per anni la violenza domestica ma che, infine, hanno trovato il coraggio di reagire e di seguire un iniziale tremulo raggio di luce, poi sempre più intenso nonostante le difficoltà, che le ha portate fuori dall’oscurità. L’idea dell’amore è il fil rouge che le lega e che è stato un nodo scorsoio per le loro esistenze; a posteriori, sono loro stesse a dipanare quell’illusione, osservando lucidamente quell’amore malato che avevano creduto vero.

Con questa proposta si desidera infondere speranza, offrire delle testimonianze di donne che, tenacemente, sono riuscite a riappropriarsi della dignità, per loro e per i figli, o che, per lo meno, hanno modificato la propria condizione in modo migliorativo, anche se ancora non di totale soddisfazione. Il bianco, la somma di tutti i colori per metafora di numerose esperienze, predominerà in scena per un messaggio di rinnovamento in cui la libertà è sicuramente il valore massimo acquisito; la serenità, invece, percorre anse tortuose, specialmente quando le ferite sono solchi e ha un cammino più lungo. Anche una madre racconterà di sé, e della giovane figlia uccisa dall’ex-fidanzato; per lei, il bianco risiede solo nel pallore del viso amato, privo di respiro.

Un’innovazione  è la presenza in scena anche degli uomini che hanno usato violenza sulle donne. Un punto di osservazione altro del fenomeno che vuole contribuire a una completezza di informazioni, non per giustificare ma per riflettere, per prendere coscienza di situazioni in cui si debba esigere la responsabilità.